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Alessandro Castellani
(Roma 1823-Portici 1883)
Orafo, collezionista, patriota

Appartenente a una famiglia di orafi, collezionisti, antiquari e ceramisti, risalente al padre Pio Fortunato, Alessandro condivise con il fratello Augusto la passione politica e l’attività di orafo e antiquario. Il padre, infatti, giovanissimo si arruolò nell’esercito napoleonico e nel 1814 aprì il laboratorio di oreficeria, riuscendo nel 1826 a mettere a punto un processo chimico per ottenere l’inalterabile colore chiaro dei gioielli etruschi ( “giallone”). Alessandro si dedicò al disegno di gioielli a imitazione di quelli antichi e alla conoscenza della ceramica antica. Repubblicano, nel 1847 fece parte della Repubblica Romana e, a Restaurazione avvenuta, il 16 luglio 1849 fu arrestato insieme al fratello e rilasciato solo grazie all’intervento paterno. Nuovamente arrestato nel ’53 rimase affetto da seri disturbi di infermità mentale, che gli permisero di scontare la pena dapprima in affidamento ai familiari e dal 1860 in esilio a Parigi. Qui aprì una succursale del laboratorio paterno, accrescendo così il già rinomato credito familiare. Il ricco campionario di gioielli Castellani in questi anni fu reso noto in tutta Europa, presso Napoleone III all’Académie des Inscriptions et Belles-Lettres, all’Archaeological Institute di Londra e nel 1861 alla Prima Esposizione Industriale in Italia, tenutasi a Firenze. Nel 1862 si stabilì a Napoli, dove fondò una scuola di oreficeria. La passione politica e il desiderio di vedere Roma liberata dall’autorità pontificia, lo chiamarono nuovamente al servizio delle forze repubblicane, insieme all’amico Mattia Montecchi. Dopo il fallimento dei moti del ’67, tornò a Roma con le truppe regolari italiane e lottò affinché prevalesse una giunta di formazione repubblicana, tentativo anch’esso vano, perché impedito dal generale Cadorna. Fedele agli ideali repubblicani, rifiutò la candidatura propostagli per la Camera. Destarono interesse i suoi progetti urbanistici, tra i quali quello, gradito a Garibaldi, di deviazione del Tevere al fine di risolvere le frequenti inondazioni e di riportare alla luce i reperti archeologici sul letto del fiume. Colpito da crisi di asma, Alessandro si spense il 9 giugno 1883. La celebrazione civile si svolse, secondo volontà testamentaria, con la cremazione. Nel monumento funebre, a forma di ara pagana, il richiamo all’antichità romana, in particolare all’età repubblicana, evidenzia i legami del defunto con questo periodo storico. Il senso politico e culturale del riferimento all’antichità è ribadito nel sepolcro attraverso la data della morte, computata secondo il metodo massonico, dalla fondazione di Roma e non dalla nascita di Cristo (A. D. R. MMDCXXXVIL). Il monumento in peperino è opera dello scultore Ettore Ferrari, che con lui condivise ideali artistici e politici.