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Anton Giulio Majano
(Chieti 1909 - Marino 1994)
Regista e sceneggiatore

Anton Giulio Majano nacque a Chieti il 5 luglio del 1912, da Odoardo e da Agata Maraschini. Compì parte degli studi a Roma, quindi frequentò l'Accademia militare di Modena, dove divenne ufficiale di cavalleria. Si laureò in scienze politiche. Appassionato di letteratura, cominciò presto a collaborare, con alcuni racconti, a giornali e riviste come L’Illustrazione Italiana. Collabora all’EIAR (Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche - ente pubblico monopolista delle radiodiffusioni in Italia dal 1928 al 1944) negli anni trenta-quaranta. Partecipa alla Seconda Guerra Mondiale nelle campagne in Libia e una volta rimpatriato, dopo l'8 settembre 1943 prese prende parte alla Resistenza nelle formazioni partigiane in Abruzzo. Dopo lo sbarco degli Alleati e la liberazione dell'Italia meridionale il Majano, in servizio come maggiore di cavalleria, collaborò con il nome di battaglia di Zollo alle trasmissioni di Radio Bari, prima voce democratica in Italia e punto di riferimento per gli antifascisti, con il programma L'Italia combatte. Il titolo cinematografico più significativo resta La domenica della buona gente (1953) di cui fu anche sceneggiatore. Tuttavia nella sua filmografia questa è l'unica pellicola di un certo rilievo da inquadrarsi nell'ambito della mutazione dal neorealismo alla commedia all'italiana. Poi abbandona il cinema per la tv come tanti altri registi. Fu il primo autore di trasposizioni televisive di romanzi; nel 1955, dopo aver diretto Dieci piccoli negretti dal giallo di Agatha Christie, ebbe l'idea del teleromanzo a puntate, orientandosi, per l'esordio, su un classico della narrativa per ragazze, sia pure di livello: Piccole donne, di L.M. Alcott; Con lui il teleromanzo all'italiana, esperienza singolare nel panorama televisivo europeo, divenne un genere creativo autonomo: una forma narrativa cui il pubblico si affezionò, realtà che riavvicinava alla lettura le masse popolari, potente strumento di divulgazione della letteratura, che si impose non solo per le sue fonti di ispirazione (le trame e i titoli più prestigiosi prevalentemente dell'Ottocento europeo) ma anche perché il Majano ne perfezionò il linguaggio, tanto da esserne considerato il padre. Ricordiamo tra gli sceneggiati suoi più famosi: I figli di Medea (1959) in cui volle usare sottolineare, il potere della diretta televisiva, sul modello della celebre trasmissione La guerra dei mondi di O. Welles; Delitto e castigo (1963, da F. Dostoevskij), con cui inaugurò gli studi televisivi di Napoli; punte da record nel gradimento e nell'ascolto furono raggiunte, nel 1964, da La cittadella (da A.J. Cronin). Fu quest’ultimo forse il teleromanzo per eccellenza, il più famoso e replicato, nonché il più clamoroso caso di divismo della prima televisione. L'Italia si innamorò del protagonista, il dottor Manson, interpretato da Alberto Lupo. Morì a Marino (Roma) il 12 agosto 1994.