Sei in:  Visite culturali / Storie al femminile / Erminia Fuà Fusinato
Erminia Fuà Fusinato
( Rovigo 1834- Roma 1876)
Poetessa, educatrice e patriota

Nasce a Rovigo da una famiglia ebraica di professionisti agiati. Trasferitasi nel 1835 a Padova, studia in casa con lo zio Benedetto che segue il metodo Pestalozzi e che le impartisce un'educazione non coerente con gli schemi pedagogici ottocenteschi. Fin da adolescente Erminia si dedica alla composizione di versi. La sua formazione poetica assume dimensione più compiuta quando conosce Arnaldo Fusinato, suo futuro marito, più anziano di lei, già poeta e patriota che la spinge a pubblicare su importanti riviste femminili milanesi. Nel 1856 si sposta a Venezia dove si sposa sebbene, per la differenza di fede dei due fidanzati, i genitori fossero contrari alle nozze. I Fusinato si stabiliscono a Castelfranco Veneto e nell’autunno del 1856 sono ospiti da Ippolito Nievo al castello di Colloredo. Dopo la morte dello scrittore, spetterà soprattutto ed Erminia il merito di aver caparbiamente trovato un editore per le Confessioni di un ottuagenario presso Le Monnier. A Castelfranco la Fuà aiuta il marito ed il cognato nel tentativo di tenere le fila dell’opposizione antiaustriaca e con i suoi scritti poetici incoraggia all’azione i Savoia. Nel 1864 segue il marito in esilio a Firenze dove Erminia frequenta letterati e politici e dove collabora con diverse case editrici. Dopo la proclamazione di Roma Capitale, alcuni investimenti sbagliati creano difficoltà economiche ai due coniugi. Cesare Correnti, Ministro della Pubblica Istruzione e caro amico di famiglia, propone allora alla Fusinato, sebbene priva di titoli di studio, un lavoro di ispettrice alle scuole e ai collegi femminili della provincia napoletana. Con entusiasmo la Fuà accetta e dal 1870 al 1876 unisce, all’impegno organizzativo e all’insegnamento, una feconda attività di riflessione pedagogica. Da questo momento in poi le vicende della poetessa saranno strettamente implicate nelle problematiche dell’istruzione femminile del periodo post-unitario. A Roma le affidano la cattedra di lettere italiane presso la Scuola Normale e insegna nelle conferenze magistrali, destinate a preparare chi volesse concorrere per ottenere il diploma di maestra. I suoi interventi in questo ambito vengono raccolti nel testo Scritti Educativi, pubblicati nel 1873. Nel 1874 fonda la Società per l’Istruzione Superiore della Donna e ne diviene presidentessa. Frattanto aveva condiviso il progetto per la creazione di un nuovo tipo di Scuola Femminile Superiore ispirata ai criteri moderni, laica e aperta alle ragazze di ogni classe sociale. L’istituto viene inaugurato nel 1874 con il suo nome in via della Palombella e la vede direttrice e docente di filosofia morale. Nel pensiero della Fusinato l’istruzione e la formazione culturale dovevano sintetizzarsi in un momento che conciliava l’impegno familiare con quello lavorativo. La Fusinato proponeva infatti un modello di donna che non rinnegava il tradizionale ruolo di “angelo del focolare”, ma lo proiettava in un orizzonte civile e sociale oltre che intimo e domestico. Per questo considerava la piena realizzazione del ruolo di madre e di educatrice il vero obiettivo dell’emancipazione delle donne dall’ignoranza. Questo atteggiamento misurato distingueva tutte le sue riflessioni; del resto la caratteristica di donna istruita che non tradiva la propria funzione nella famiglia otteneva larghi consensi e piaceva a molti intellettuali del tempo. Certamente colpisce ed appare contraddittorio il fatto che, sebbene desiderasse sottrarre le ragazze all’ignoranza e all’inerzia culturale cui fino a quel momento erano in sostanza destinate, al punto di progettare una scuola aperta a tutte le classi sociali, non avesse saputo valutare l’importanza delle conseguenze di tale iniziativa, ed avesse invece continuato a difendere per tutta la vita un modello di donna subordinato e statico. Fanno parte delle sue opere anche Famiglia (1876), che raccoglie le lezioni di morale tenute alla Scuola Superiore Femminile, e Poesie (1874), versi composti dal 1852 al 1873. Muore a Roma il 30 settembre 1876 e viene ricordata al Verano con un monumento funebre commissionato, secondo quanto indica l'iscrizione apposta sulla fronte, dalle «donne italiane».