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Claretta Petacci
(Roma 1912-Dongo 1945)

Nasce da Giuseppina Persichetti, discendente di una ricca famiglia romana, e Francesco Saverio, medico dei Sacri palazzi apostolici. Poco più che ragazzina, viene irretita dal mito carismatico del duce. Nel 1926 un’anziana irlandese di nome Violet Gibson spara al duce mentre esce dal Campidoglio, ferendolo lievemente. In seguito a questo fatto la Petacci, quattordicenne, gli indirizza una lettera e alcune poesie con cui, oltre a rallegrarsi per lo scampato pericolo, gli consacra la propria vita. Le lettere vengono notate, ma l’incontro avviene solo il 24 aprile 1932. A Ostia, Claretta riesce a superare la barriera degli agenti di scorta e ad avvicinare il duce al quale si presenta, non tralasciando di ricordargli le lettere che tempo prima gli aveva spedito. In questa occasione non è sola: la accompagna il fidanzato, sottotenente dell’aeronautica Riccardo Federici. Pochi giorni dopo Mussolini telefona a casa Petacci col pretesto di aver ritrovato il plico delle missive e, col permesso della madre e del fidanzato, le dà un appuntamento serale a Palazzo Venezia. Seguono altri incontri, ma due anni dopo Claretta sposa Federici. Il matrimonio dura due anni, e viene poi annullato dalla Sacra Rota. Dal ’36 Mussolini e la Petacci diventano amanti, cinquantatre anni lui, ventiquattro lei.In breve la relazione è sotto gli occhi dell’Italia intera, tanto che molti indirizzano alla Petacci formali lettere di preghiera perché interceda a vario titolo presso il duce. La sua famiglia riceve un indiscusso vantaggio dalla posizione privilegiata di Claretta, come dimostrano la villa costruita a Monte Mario, la fortunata carriera cinematografica della sorella Myriam, i discussi affari economici del fratello. E l’intera famiglia segue il duce quando viene posto da Hitler a capo della Repubblica Sociale. Claretta, che era stata arrestata con Mussolini alla caduta del regime il 25 luglio del 1943, viene liberata l’8 settembre e si trasferisce in una villa a Gardone, non lontana dalla residenza di Mussolini e dalla sede del governo di Salò. Inevitabile è, in questo frangente, un violento incontro con la moglie del duce, donna Rachele. Ma sarà Claretta a seguire il duce nella sua fuga finale. Arrestati dai partigiani della LII brigata Garibaldi a Dongo, vengono entrambi giustiziati il 28 aprile 1945. Trasportati a Milano, i loro corpi vengono appesi per i piedi a un traliccio metallico in Piazzale Loreto, insieme a quelli di altri gerarchi.