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Leone Ginzburg
(Odessa 1909 – Roma 1944)
Scrittore, intellettuale

In seguito agli spostamenti della sua famiglia, ebrea di origine russa, frequenta le scuole primarie a Viareggio, i primi anni delle secondarie in una scuola russa di Berlino e gli ultimi al Liceo d’Azeglio di Torino, dopo il definitivo trasferimento. In questi anni inizia a scrivere racconti, traduce da Gogol "Taras Bul’ba" e scrive un saggio su "Anna Karenina". Negli anni dell’università frequenta Norberto Bobbio, Augusto Monti e altri intellettuali torinesi, e quando si reca a Parigi per completare la tesi di laurea incontra Benedetto Croce, Carlo Rosselli e Gaetano Salvemini, frequentazioni determinanti per il suo orientamento politico. Laureatosi nel 1931, ottiene subito la libera docenza di letteratura russa e collabora alla nascita a Torino della Giulio Einaudi editore, insieme -fra gli altri - a Bobbio, Vittorio Foa, Cesare Pavese, Carlo Levi, Elio Vittorini, Massimo Mila, Luigi Salvatorelli. Parallelamente inizia l'attività antifascista, costituendo a Torino una sezione clandestina del movimento Giustizia e Libertà fondato a Parigi da Carlo Rosselli. L’8 gennaio del 1934 rifiuta di prestare giuramento di fedeltà al regime fascista e viene pertanto estromesso dall’Università. Due mesi dopo la cellula torinese di Giustizia e Libertà viene stroncata da quindici arresti, tra cui quello di Carlo Levi, Augusto Monti e dello stesso Ginzburg. Ben undici dei prigionieri sono ebrei e l’episodio avrà un ruolo significativo nel determinare la politica antisemita del regime. Il Tribunale speciale condanna Ginzburg a quattro anni di reclusione ma un’amnistia gliene risparmia due ed esce dal carcere di Civitavecchia il 13 marzo del 1936. Sorvegliato speciale, svolge con Cesare Pavese un intenso lavoro alla Einaudi. Si sposa nel ’38 con la scrittrice Natalia Levi, la quale firmerà in seguito tutte le sue opere con il cognome del marito. Ma questo è anche l’anno delle leggi razziali e Leone perde la cittadinanza italiana. Nel giugno del ’40 l’Italia entra in guerra e, per ragioni razziali e politiche, Ginzburg viene confinato a Pizzoli, in Abruzzo, seguito da Natalia e dai figli Carlo e Andrea. Nel ’43, caduto il fascismo, ritorna a Roma ed è tra gli organizzatori del Partito d’Azione e delle formazioni partigiane di Giustizia e Libertà. Lavora alla sede romana della Einaudi e, durante l’occupazione tedesca, adotta il nome di copertura di Leonida Gianturco. Nell’estate assume la direzione de "L’Italia Libera", giornale del Partito d’Azione, sino a che il 20 novembre non viene sorpreso nella tipografia clandestina. Nel carcere di Regina Coeli i fascisti scoprono la sua vera identità e il 9 dicembre lo trasferiscono nel "braccio" controllato dai tedeschi. Seguono interrogatori e torture. Nel gennaio del 1944 arriva quasi incosciente nell’infermeria del carcere. Un mese dopo viene trovato morto. Einaudi ha pubblicato nel 2000 gli Scritti e nel 2004 Lettere dal confino.