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Fratelli Rosselli Intellettuali antifascisti

Carlo Rosselli (Roma 1899-Bagnoles de l'Orne 1937) e Nello Rosselli (Firenze 1900 - Bagnoles de l'Orne 1937) sono figli di ricchi ebrei toscani, proprietari di miniere di mercurio nel Siele: Amalia Pincherele, scrittrice e affermata autrice di teatro, e Giuseppe Emanuele, compositore e musicologo, entrambi provenienti da famiglie di ideali repubblicani coinvolte nella vicenda risorgimentale. Questo legame con il liberalismo del XIX secolo sostanzierà l’attivismo antifascista dei fratelli Rosselli, che si manifesta subito dopo l’omicidio del deputato socialista Giacomo Matteotti, quando danno vita al foglio clandestino “Non mollare!”.

Nello esprime la sua militanza soprattutto negli studi storici, maturati sotto la guida di Gaetano Salvemini. Pubblica, negli anni caldi del regime, scritti su Mazzini, Bakunin, Pisacane, attraverso i quali intende indicare le radici dell’alternativa storica all’autoritarismo fascista.

Carlo, docente universitario di economia politica, è un socialista dissidente. Aspira a un processo riformista che possa allargare i benefici del liberalismo risorgimentale ai nuovi strati sociali popolari: un “socialismo liberale” che considera l’altra via rispetto al marxismo. Ma più efficace della sua proposta politica è l’organizzazione dell’iniziativa antifascista.

Nel 1926, in seguito all’emanazione delle Leggi speciali per la difesa dello Stato che impediscono qualsiasi opposizione politica al regime, viene attivata una rete clandestina per far espatriare comunisti, socialisti, repubblicani e anarchici. Carlo Rosselli, insieme a Ferruccio Parri, organizza la fuga del vecchio Filippo Turati, fondatore e capo del Partito socialista, dalla sua casa in piazza Duomo a Milano, dove vive agli arresti domiciliari sotto le minacce degli squadristi. Rosselli, Sandro Pertini e Pietro Nenni lo prelevano, lo imbarcano fortunosamente a Savona per la Corsica e da qui per Marsiglia, facendolo infine arrivare a Parigi. Ma al loro ritorno in Italia, Rosselli e Parri vengono arrestati e condannati a dieci mesi di prigione e cinque anni di confino a Lipari. Dopo due anni, il 27 luglio 1929 Rosselli fugge su una lancia a motore insieme a Emilio Lussu e Francesco Fausto Nitti e ripara a Parigi. Qui pubblica “Socialismo liberale” e, forte del suo carisma e delle sue risorse finanziarie, fonda il movimento antifascista Giustizia e Libertà, con cui intende costituire un fronte di massima collaborazione fra i partiti per il rovesciamento delle dittature nazista e fascista. Quando nel 1936 scoppia la guerra civile spagnola, Carlo pensa che intervenire contro il colpo di mano franchista sostenuto della Germania e dall’Italia, avrebbe consentito poi di allargare l’offensiva al fascismo. “Oggi in Spagna domani in Italia” è il motto che nel marzo 1937 suggella la vittoriosa battaglia di Guadalajara, nella quale Rosselli guida le forze antifasciste italiane. E’ il suo più grande successo, ma anche l’ultimo. E’ diventato per i fascisti il nemico più temibile, sorvegliatissimo dagli infiltrati dell’Ovra. Mussolini e il ministro Galeazzo Ciano ordinano ai servizi segreti militari di trovare un accordo con la Cagoule francese, un’organizzazione clandestina che si prepara a un colpo di stato. Il 9 giugno 1937 sette cagoulards assassinano i due fratelli nella località termale di Bagnoles-de-l’Orne, in Normandia, dove Carlo sta curando i postumi di una ferita riportata a Guadalajara e dove Nello si trova in visita per pochi giorni. Un fiume di persone segue i loro funerali a Parigi.