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Amerigo Dumini
(Sain-Louis 1894-Roma 1967)
Squadrista criminale

Dumini risulta presente in Italia a partire dagli anni della prima guerra mondiale, alla quale partecipa combattendo nella Compagnia della morte comandata da Cristoforo Baseggio. Nel “biennio nero” 1920-21 fonda il settimanale “Sassaiola fiorentina”, periodico di “guerriglia ardita”, e si mette in luce come spregiudicato elemento di punta dello squadrismo toscano: a Carrara è fra gli assassini del socialista Renato Lazzeri e di sua madre; sequestra il deputato repubblicano Ulderico Mazzolani; partecipa alla spedizione di Sarzana, uno dei pochi casi in cui l’azione punitiva degli squadristi fallisce per l’intervento della polizia, che apre il fuoco contro di loro. Con il fascismo al potere, Dumini è a capo del primo nucleo di esecutori della Ceka, la polizia segreta destinata alla repressione antifascista, rendendosi responsabile di numerose aggressioni e infiltrandosi tra i fuoriusciti italiani in Francia. E’ a capo del gruppo di squadristi che il 1° giugno 1924 sequestra e uccide il deputato socialista Giacomo Matteotti. Processato a Chieti nel marzo 1926 insieme ad Albino Volpi e a Amleto Poveruomo, si dichiara responsabile del sequestro, motivandolo con l’intenzione di interrogare Matteotti riguardo le morti di alcuni fascisti avvenute in Francia, e sostenendo la morte involontaria del deputato, provocata da un attacco di tisi. Il processo, celebrato  dopo la promulgazione di un decreto di amnistia per i reati politici, si rivela una farsa. Dumini viene condannato a cinque anni e undici mesi per omicidio preterintenzionale, e gli viene quindi applicato il massimo del condono, così che a maggio dello stesso anno è già fuori dal carcere. Da questo momento inizia ad avere attriti con le alte gerarchie del fascismo, dalle quali Dumini rivendica  il rispetto di alcune promesse. Arrestato più volte, trasmette a uno studio legale americano un memoriale segreto in cui rivela il retroscena del delitto Matteotti, perpetrato per impedire che il deputato denunciasse alla Camera le implicazioni del governo in un caso di corruzione che coinvolgeva il fratello del duce Arnaldo Mussolini e la società petrolifera americana Sinclair Oil. La trattativa ricattatoria di Dumini va a buon fine e, liberato dal confino, si trasferisce in Cirenaica, dove avvia una lucrosa quanto illecita attività agricola e commerciale. Arrestato dagli inglesi e scampato fortunosamente alla fucilazione, rientra in Italia. Caduto il fascismo viene arrestato ma, liberato dai tedeschi, aderisce alla Rsi. Arrestato ancora il 18 luglio 1945, è nuovamente processato per il delitto Matteotti. Viene condannato all’ergastolo dalla Corte d’Assise speciale di Roma, pena poi commutata in trent’anni di carcere. Ottiene la grazia nel 1956.