L’artista piemontese Giulio Monteverde (Bistagno/AL 1837-Roma 1917) iniziò la sua formazione all’età di nove anni presso la bottega dell’intagliatore Merletti, entrando in seguito in quella di Giovanni Bistolfi, padre di Leonardo. Frequentò poi l’Accademia Ligustica di Genova, e nel 1865 giunse a Roma, divenendo un rappresentante esemplare della scultura realistica e borghese del tempo. I primi successi, intorno al 1870, riguardano opere prevalentemente legate a soggetti in cui l’istanza realista si intreccia ai moderni miti del progresso e della scienza, come nel caso di Colombo giovinetto (1870, una copia in marmo si trova a Genova, castello d’Albertis) o del Genio di Franklin (1871, una copia marmorea è a Nervi, Galleria d’Arte Moderna). A questi stessi ideali si ispira Jenner inocula il vaccino del vaiolo al figlio, del 1873, considerato il capolavoro di Monteverde (medaglia d’oro all’Esposizione Universale di Vienna; il bronzo è esposto alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma).
Innumerevoli furono le commissioni, i premi, i riconoscimenti e le cariche da lui ricoperte. Il suo studio, dal 1884 a piazza Indipendenza (n. 6, villino Monteverde; sul comignolo l’artista pose una copia del Genio di Franklin, tuttora visibile) era meta continua di illustri visitatori. Come molti scultori dell’Italia post-unitaria anche Monteverde si misurò con opere pubbliche per le piazze italiane e straniere, dal monumento a Mazzini a Buenos Aires (1874) fino al colossale gruppo del Pensiero, in bronzo dorato, collocato nel 1911 sull’Altare della Patria a Roma, a sinistra dello scalone.
Altrettanto brillante fu la carriera politica che iniziò al Consiglio Comunale di Roma nel 1880, fino alla nomina a Senatore del Regno nel 1889 per meriti artistici, cui seguì nel 1902 la dedica all’interno del senato di una tribuna in suo onore, denominata “Tribuna Monteverde”. La capacità di adeguarsi ai tempi e in forma moderata alle novità linguistiche è ben leggibile nella produzione cimiteriale, in cui il tema della memoria si veste di ampie sfumature interpretative. Il trascorrere dal classicismo all’esibizione realistica dei valori terreni, a un sensualismo legato al fascino ambiguo del mistero si manifesta nelle numerose opere realizzate sia nel cimitero di Staglieno a Genova che al Verano.
Oltre alla tomba Zonca e al monumento a Giacomo Medici del Vascello nel Quadriportico Monteverde realizzò per il cimitero romano l’angelo in bronzo del sepolcro Levi-Colucci, opera del 1908 (Pincetto Nuovo, riquadro 112), nonché la sua tomba, al Pincetto Nuovo, riquadro 28.