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Tommaso Minardi (Luigi Fontana)

Tommaso Minardi (Faenza 1787-Roma 1871) fu tra i pittori più rappresentativi del panorama artistico romano del XIX secolo. Oltre che per la produzione figurativa, principalmente nel campo della grafica, l’artista rivestì un ruolo di spicco per l’attività teorica e gli scritti. È in gran parte grazie a Minardi, infatti, che nella prima metà dell’Ottocento, intorno agli anni trenta, si affermò a Roma la pittura purista. Questa corrente prevalse su quella neoclassica e dettò lo stile delle numerose imprese figurative realizzate durante il pontificato di Pio IX. Il purismo, movimento artistico di stampo romantico, mise in primo piano l’espressione del sentimento religioso, riconosciuto nel linguaggio figurativo chiaro ed essenziale dei pittori primitivi, da Giotto agli artisti di primo Rinascimento. Le posizioni teoriche sostenute da Minardi trovarono diffusione attraverso l’attività di insegnamento che l’artista svolse presso l’Accademia di San Luca e nel suo studio, dove formò una folta schiera di pittori che interpretarono nelle loro opere i principi del maestro. Tra i dipinti dell’artista si possono ricordare a Firenze l’Autoritratto nella soffitta (Uffizi, post 1813); a Roma nella Galleria Nazionale d’Arte Moderna l’Omero cieco in casa del pastore Glauco (1814) e la Madonna del Rosario (1840), in Sant’Andrea al Quirinale l’Apparizione della Vergine a san Stanislao Kostka (1825) e nel palazzo del Quirinale la Propagazione del Cristianesimo (1864). Sull’altare maggiore della chiesa di Santa Maria della Misericordia, alla fine del Quadriportico, è conservato un dipinto tardo di Minardi (1861), raffigurante la Madonna col Bambino, san Lorenzo e le anime del purgatorio, in cui è evidente il richiamo a Raffaello.

A un anno dalla morte di Minardi, sotto la pressione degli amici e degli allievi dell’artista, l’area del monumento a lui dedicato venne concessa gratuitamente dal Comune e doveva occupare in origine ben due arcate del Quadriportico. Fu istituita, allo scopo di erigere la tomba, una commissione presieduta dal pittore Nicola Consoni. La scultura fu inaugurata il 15 giugno 1876 al cospetto delle autorità artistiche e comunali. La statua, eseguita con intento realistico utilizzando la maschera funeraria del defunto, raffigura l’artista in abiti contemporanei.

L’affetto e la riconoscenza che gli allievi vollero mostrare al maestro defunto è testimoniata anche dalla decorazione pittorica delle lunette e dei sottarchi delle due arcate in cui è collocato il monumento. Le lunette, ideate da Annibale Angelini, furono concepite come una sorta di rappresentazione di attributi relativi alla personalità del maestro e alle attività da lui svolte. Sui due sottarchi laterali vennero inoltre eseguite da Cesare Mariani la Geometria e la Dialettica, mentre i quattro tondi laterali raffiguranti i modelli figurativi della pittura purista (Giotto, Raffaello, Leonardo e Michelangelo) furono realizzati da Antonio Ferraresi su disegno di Nicola Consoni. Parte della decorazione che doveva occupare le vele della crociera è invece scomparsa. Raffigurava in origine  la Religione e la Filosofia di Guglielmo de Sanctis e l’Arte e la Poesia di Paolo Mei. Nelle quattro nicchie erano infine presenti altrettanti candelabri funerari eseguiti dalla fonderia Fumaroli su disegno di Angelini, oggi non più in loco.

 

Luigi Fontana (Monte San Pietrangeli/AP 1827-Roma 1908), autore del monumento, fu artista eclettico (scultore, pittore e incisore), anche autore di numerosi dipinti murali eseguiti per le chiese romane.
Studiò a Macerata tra il 1838 e il 1841 e successivamente divenne allievo di Minardi all’Accademia di San Luca a Roma, città nella quale si stabilì definitivamente a partire dal 1850.
Autore di monumenti funerari e di sculture a carattere religioso, tra queste ultime sono da ricordare Le quattro virtù serafiche (1850 ca.) nella chiesa dei Santi Apostoli a Roma. Al Verano appartiene al Fontana anche la scultura raffigurante la Speranza del monumento Gendre ora Segre-Melzi (Quadriportico, braccio sinistro, arcata XXXV).