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Natalia Ginzburg (Natalia Levi)
(Palermo 1916 -Roma 1991)
Scrittrice

Nasce a Palermo il 1916, figlia del triestino Giuseppe Levi, istologo e biologo di fama e di Lidia Tanzi. A tre anni si trasferisce con la famiglia a Torino dove cresce in un ambiente vivace, di colta borghesia, cautamente progressista e in alcuni tratti poco convenzionale. Fin dai dodici anni inizia a scrivere; il suo esordio precoce è da considerare un esito della solitudine e del silenzio, naturali compagni di infanzia, dal momento che la piccola Natalia compie gli studi elementari in casa. I primi racconti sono pubblicati nel 1934 dalla rivista Solaria.E' in questo periodo che avviene il fondamentale incontro con l'intellettuale Leone Ginzburg, suo marito dal 1938. Ebreo di origine russa (Odessa 1908 -Roma 1944), slavista, filologo, antifascista, viene arrestato nel 1934 e dopo quattro anni di carcere torna a Torino dove Giulio Einaudi gli propone di occuparsi della neonata (1933) casa editrice. Natalia accetterà invece il compito di tradurre la Recherche di M. Proust fino ad allora ancora non letta ma rivelatosi subito il suo grande amore letterario. Con lo scoppio dello guerra Leone fu mandato al confino in Abruzzo. Vi rimane insieme a Natalia e ai due figli sino alla caduta del regime fascista nel 1943. Durante questo periodo la Ginzburg - con lo pseudonimo di Alessandra Tornimparte - pubblica il suo primo romanzo La strada che va in città; si occupa inoltre per Einaudi della traduzione di La strada di Swann di M. Proust. A Roma, dopo l'8 settembre, Leone Ginzburg riprende la sua attività editoriale e politica. Membro degli organizzatori del Partito d'Azione e delle formazioni partigiane di Giustizia e Libertà, viene arrestato nel novembre 1943 in una tipografia clandestina. Condotto nel carcere di Regina Coeli, muore nel febbraio 1944 in seguito alle torture subite (è sepolto al Verano, Reparto Israelitico, n.6 fila III, gruppo V). Questo evento tragico segna un punto fondamentale nella vita di Natalia che, dopo essersi rifugiata in un convento a Roma e poi da una zia a Firenze, dalla fine del 1945 torna a Torino. Nel frattempo scrive delle poesie ed alcuni brevi articoli di natura politica sul quotidiano Italia Libera (organo del Partito d’Azione). E' redattrice all'Einaudi dove conclude la traduzione di Proust. Sebbene viva momenti di profondo sconforto segnati anche da un tentativo di suicidio, stringe intensi legami di amicizia con Cesare Pavese e Felice Balbo ed ha contatti con personaggi come Calvino, Vittorini, Levi.Nel 1947 scrive il romanzo breve, in forma di monologo, E' stato così, dedicato “a Leone”. Nel 1950 sposa Gabriele Baldini, professore e musicologo, con cui si trasferisce a Roma. Tra i numerosi scritti - romanzi, racconti, lavori teatrali - si ricordano Tutti i nostri ieri (1952), primo tentativo di scrivere la storia di una generazione durante il periodo del fascismo, Le voci della sera (1961) realizzato nei giorni trascorsi a Londra, Le piccole virtù (1962), prima raccolta dei saggi e scritti di memoria, Ti ho sposato per allegria (1966), commedia in tre atti per voce femminile che segna il suo ingresso nel teatro come autrice ed attrice. Nel 1963 pubblica Lessico famigliare, il testo forse più noto, successo di critica e pubblico. Il romanzo Caro Michele tra narrativa e raccolta epistolare esce nel 1972, quando Natalia collabora soprattutto a numerosi quotidiani. La migliore espressione nelle sue opere viene raggiunta proprio attraverso i riflessi di un’esistenza sofferta; ricordi personali e immagini di un mondo che spesso è raccontato in prima persona. Il suo è un intelletto nitido, inquieto, ma coerente e capace di indagare attraverso le vicende dell'individuo i fatti di una storia più ampia che ha coinvolto la società italiana per almeno quattro decenni.Nel 1983 le offrono una candidatura al Parlamento, dove aderendo al gruppo della Sinistra Indipendente, farà parte della commissione Interni. Il volume Non possiamo saperlo raccoglie i suoi scritti politici dal 1973 al 90 mentre continuerà a dedicarsi alla scrittura teatrale con La poltrona (1985). Dopo una serie di conversazioni con lei protagonista, mandate in radio nel 1990, viene pubblicato postumo E’ difficile parlare di sé (1999) curato dalla nipote. Natalia muore dopo breve malattia nel 1991 a Roma.