Sei in:  Visite culturali / La cultura dei letterati / Trilussa (Carlo Alberto Salustri)
Trilussa (Carlo Alberto Salustri)
(Roma 1871 – 1950)
Poeta

Fin dall’infanzia il futuro poeta aveva anagrammato il cognome in Trilussa, che per gli amici rimaneva semplicemente “Tri”. Terminata la scuola Carlo si appassiona alla lettura dei sonetti del Belli e di Luigi Zanazzo. Trilussa pubblicò su «Il Rugantino» il suo primo sonetto L’invenzione della stampa. Iniziava così la sua collaborazione con giornali romani molto importanti come «Capitan Fracassa», «Don Chisciotte» e «Travaso delle Idee». Nel 1912 la madre Carlotta, unico amore della sua vita, se ne andò a 71 anni e il poeta decise di cambiare abitazione, trasferendosi nel palazzetto Corrodi. Salomon Corrodi, pittore svizzero di genitori romani, dopo il successo ottenuto mise insieme una fortuna tale da creare degli studi per pittori in soggiorno a Roma. Nel 1915 Trilussa si stabilì, dichiarandosi pittore, al numero 7 di via Maria Adelaide. Custodì e continuò ad accumulare un’infinità eterogenea di oggetti, trasformando presto il suo stanzone-studio in una casa-museo. Alto poco meno di due metri, grandi mani e occhi neri, baffi curatissimi e cravatte vistose, Trilussa, frequenta salotti letterari, i caffè alla moda, le osterie, dove riscuote un enorme successo, soprattutto con le donne.Nel 1889 pubblica su «Il Rugantino» la sua prima opera, dedicata alle donne, Le stelle di Roma. Nel 1890 compila due almanacchi romaneschi intitolati Er mago de Borgo; nel 1895 Quaranta sonetti, illustrati da Gandolin; nel 1896, presso l’editore Folchetto, Altri sonetti. Nel 1920 pubblica, presso l’editore Voghera, Le favole romanesche e Caffè concerto e nel 1903 Er serrajo. Allo stesso periodo appartengono, sempre edite da Voghera, Le favole (1908), I sonetti (1909), Nove poesie (1910) e Le storie (1912). Nel 1930 l’editore Formiggini gli pubblica alcune poesie giovanili intitolate Campionario e un piccolo volume di aneddoti chiamato Pulviscolo. Ancora, nel 1932 La Mondadori pubblica le raccolte di Trilussa: Lupi e agnelli, Le favole, Nove poesie, Le cose, I sonetti, Le storie, Ommini e bestie. Durante il regime fascista Trilussa rifiuta la tessera politica, così pure la definizione di antifascista, la sua opposizione al regime è nota ma silenziosa. Scrive testi per Petrolini e Fregoli, ma iniziano i problemi di salute e quelli economici, che si accentueranno col passare del tempo.Nel 1934 ancora la Mondadori gli pubblica Cento favole (1934), Libro muto (1935), Duecento sonetti (1937), Lo specchio e altre poesie (1938) e La sincerità e altre fiabe nove e antiche (1939). Nel 1944 esce la sua ultima raccolta, Acqua e vino. Infine, nel 1951 viene pubblicata postuma, per i “Classici” di Mondadori, la raccolta in un solo volume di tutte le sue poesie. Poco prima di Natale, il 21 dicembre 1950, all’età di ottant’anni, moriva; venti giorni prima il secondo presidente della Repubblica Luigi Einaudi lo aveva nominato senatore a vita, per aiutarlo a migliorare il suo basso tenore di vita a causa della povertà. Aveva lasciato detto agli amici più cari che il suo desiderio più grande sarebbe stato quello di lasciare che lo studio rimanesse in loco e che l’Accademia di San Luca o lo Stato. Il Ministero della Pubblica Istruzione imponeva il vincolo di tutela sulla casa Trilussa, ma le proprietà Corrodi messe all’asta, venivano aggiudicate dalla società Fono-Roma, laboratorio per la sonorizzazione di film, intenzionate a sbarazzarsi dello studio il prima possibile. Lo studio sarà salvato, dopo mille peripezie, snaturato e decontestualizzato, in Palazzo Braschi nel 1959 e infine, dal 1980, al Museo di Roma in Trastevere.