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Peppino Amato
(Napoli 1899 – Roma 1964)
Produttore, attore e regista cinematografico

Giuseppe Vasaturo, nome d’arte Giuseppe (Peppino) Amato con la sua attività di produttore ha attraversato alcuni dei momenti più significativi del cinema italiano, Sin da giovanissimo recitò in una delle tante compagnie dialettali napoletane, debuttando nella regia con Sotto 'e cancelle (1923), prodotto da Miquel Di Giacomo, fratello di Salvatore, il poeta. Chiamato a Roma dalla Caesar Film, interpretò La gerla di Papà Martin (1923) di Mario Bonnard, ma negli anni della crisi del cinema italiano tornò di nuovo a Napoli. Si trasferì, poi, prima a New York e successivamente a Hollywood, prima di ritornare in Italia, dove avvierà la sua attività di produttore con Cinque a zero (1932) di Mario Bonnard. Fedele a registi venuti dal muto come Bonnard, Gennaro Righelli e Nunzio Malasomma, intuì tuttavia anche le qualità dei nuovi registi come Mario Mattoli (L'uomo che sorride, 1936), Carlo Ludovico Bragaglia (Una famiglia impossibile, 1940) e Mario Camerini, uno dei maggiori autori degli anni Trenta, di cui produsse fra gli altri Grandi magazzini (1939) e Una romantica avventura (1940). Grande estimatore dei protagonisti del varietà e del teatro dialettale, dai fratelli De Filippo ai De Rege, ebbe un rapporto privilegiato con Vittorio De Sica, di cui produsse e insieme al quale diresse Rose scarlatte (1940), esordio dell'attore nella regia. Negli anni Quaranta produsse Avanti c'è posto… (1942) e Campo de' Fiori (1943), sempre di Bonnard, con i quali si affermò Aldo Fabrizi. Ma il film più significativo prodotto in quegli anni fu Quattro passi tra le nuvole (1942) di Alessandro Blasetti ‒ del quale aveva già prodotto La cena delle beffe (1942) - che, nel rifiutare la retorica ufficiale, anticipò umori e problemi destinati a maturare nel periodo neorealista. Nel dopoguerra la sua attività di produttore, accanto a numerosi film di routine, annoverò alcuni importanti film d'autore quali Francesco, giullare di Dio (1950) di Roberto Rossellini, Umberto D. (1952) di De Sica, prodotto in collaborazione con lo stesso regista, e Un maledetto imbroglio (1959) di Pietro Germi. Quando le indecisioni dei produttori sembrarono mandare a monte il progetto di La dolce vita (1960) di Federico Fellini, riuscì a far intervenire Angelo Rizzoli ‒ con cui produsse la fortunata serie di Don Camillo (1952-1965) di Julien Duvivier ‒ per finanziare con lui il film.