Autore di un cinema 'silenzioso', attento alla psicologia dei personaggi e rispettoso nei confronti della Storia, Zurlini è uno dei registi più importanti e meno noti della sua generazione. Le sue opere risultano intrecciate con quelle degli scrittori del periodo, dalle quali spesso sono tratte. Trasferitosi a Roma da Bologna per studiare Giurisprudenza, si cimentò inizialmente nel teatro. Verso la fine degli anni Quaranta si avvicinò al cinema come documentarista, realizzando tra il 1948 e il 1954 una quindicina di cortometraggi. Esordì nella regia di un lungometraggio con Le ragazze di San Frediano (1954), tratto dall'omonimo romanzo di Vasco Pratolini. Il successo giunse però con Estate violenta (1959), storia della passione tra una donna matura e un ragazzo, ambientata nel periodo che va dal 25 luglio all'8 settembre 1943, con Eleonora Rossi Drago e Jean-Louis Trintignant, e con La ragazza con la valigia (1961), storia d'amore impossibile tra un ragazzo di buona famiglia e una ballerina, con Claudia Cardinale e Jacques Perrin, fino ad arrivare a Cronaca familiare (1962), tratto anch'esso da un romanzo di Pratolini, con cui vince il Leone d’oro alla Mostra del Cinem,a di Venezia. Racconto del sofferto rapporto tra due fratelli cresciuti in due famiglie diverse e segnati dal ricordo della scomparsa della madre, è un'opera dolorosa, raccontata attraverso gli sguardi, le parole ma anche i silenzi dei due interpreti, Marcello Mastroianni e Jacques Perrin, la fotografia virata in rosso di Giuseppe Rotunno e le evocative musiche di Goffredo Petrassi. Firma successivamente Le soldatesse (1965), tratto da un romanzo di Ugo Pirro, storia del viaggio in Grecia di un gruppo di prostitute destinate ai soldati italiani, si trasforma nel racconto delle personalità delle varie protagoniste (Anna Karina, Marie Lafôret, Valeria Moriconi, Lea Massari), e La prima notte di quiete (1972) con Alain Delon. Il deserto dei Tartari (1976), con cui vinse il David di Donatello e il Nastro d'argento per la regia è il suo testamento artistico e spirituale ed è tratto dall'omonimo romanzo di Dino Buzzati. Giunto a cinquant'anni all'apice della carriera, Zurlini decise di dedicarsi alla didattica, insegnando regia al Centro sperimentale di cinematografia sino alla prematura scomparsa.