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Ubaldo Arata
(Alessandria 1895 –Roma 1947)
Direttore della fotografia

Operò nel periodo che va dagli anni del muto fino all'immediato dopoguerra, concorrendo alla nascita del cinema sonoro italiano. Il suo nome resta legato alle immagini di Roma città aperta (1945) di Roberto Rossellini, girato in condizioni assai precarie, utilizzando energia elettrica rubata e rulli di pellicola fotografica recuperati in maniera avventurosa. I suoi genitori erano camerieri personali del ministro guardasigilli del Regno Giacomo Costa, e faticosamente s'impegnarono per consentire al figlio di studiare; A. tuttavia abbandonò il liceo per lavorare, sin dal 1911, all'Aquila Film di Torino, società presso la quale iniziò la carriera di operatore nel 1915 al fianco del regista Roberto Roberti. Il primo film nel quale si trova traccia del suo lavoro è Il matrimonio di Olimpia, diretto da Gero Zambuto nel 1918 per la Itala Film. Negli anni del muto fu operatore per le più importanti case cinematografiche torinesi, ma collaborò soprattutto con il regista Mario Almirante e nei primi anni Venti venne considerato l'operatore preferito della diva Italia Almirante Manzini. Nella seconda metà degli anni Venti girò alcuni film anche in Germania, collaborando anche con Fritz Lang e Friedrich W. Murnau. Il produttore Stefano Pittaluga lo volle con sé a Roma nei teatri della Cines, dove gli operatori della scuola piemontese sbarcarono in forze. Qui girò La canzone dell'amore (1930), diretto da Righelli e considerato il primo film sonoro italiano. Con Camerini realizzò i film fotograficamente più coraggiosi dei primi anni Trenta, L'ultima avventura (1932) e T'amerò sempre (1933), quest'ultimo vicino al gusto fotografico dei film tedeschi della Neue Sachlichkeit. Lavorò anche per Luciano Serra pilota (1938) di Goffredo Alessandrini e per il più impegnativo kolossal del periodo fascista, Scipione l'Africano (1937), diretto da Carmine Gallone. Subito dopo venne scritturato per 14.000 lire al mese, cifra iperbolica per l'epoca, dalla Scalera Film, che gli affidò anche le immagini delle sue coproduzioni internazionali più importanti, interpretate dalla star francese Viviane Romance, come Rosa di sangue (1939) di Jean Choux, e la Carmen (1944) di Christian-Jaque. E fu ancora lui a fotografare la celebre cantante e ballerina di flamenco Imperio Argentina in Tosca (1941), iniziato da Jean Renoir e finito dal tedesco Carl Koch, e in genere a connotare lo stile della Scalera dei primissimi anni Quaranta. Dopo l'8 settembre non seguì il cinema fascista al Nord e rimase inattivo fino al 1945, quando ‒ insieme agli altri operatori rimasti a Roma ‒ girò le immagini della fuga dei nazisti e dell'arrivo delle truppe americane; poco dopo venne coinvolto da Rossellini nel progetto di Roma città aperta. Morì alla fine del 1947, mentre era impegnato nelle riprese di una delle prime coproduzioni internazionali allestite nell'Italia del dopo-guerra, Black magic (1949; Cagliostro) di Gregory Ratoff, con Orson Welles e Valentina Cortese.