Fratello minore dell'attore Arturo e di Anton Giulio, inizia il suo apprendistato in teatro, poi passa al cinema svolgendo numerose mansioni: montatore, sceneggiatore, fotografo di scena.
Dirige il suo primo lungometraggio O la borsa o la vita ('33), dimostrando una grande consapevolezza nell'uso della macchina da presa e del montaggio che deve molto alla scuola del cinema muto e delle commedie slapstick. Notevoli anche le figure surreali interpretate con maestria dal protagonista Sergio Tofano e dall'intero cast.
Insieme ad altri registi come Mattòli, Mastrocinque e Simonelli, C.L.Bragaglia mette in atto un interscambio tra attori di avanspettacolo, inventori di barzellette, testi da rivista e uso dei dialetti. In un contesto simile l'attore che coagula alla perfezione tutti questi elementi è Totò, difatti le sue partecipazioni nei film del regista sono numerose e importanti: Animali pazzi ('39), Totò le mokò ('49), 47 morto che parla ('50) e Totò cerca moglie ('50). Lavora proficuamente anche con i fratelli De Filippo in Casanova farebbe così ('42) da un soggetto dello stesso Peppino, e Non ti pago! ('43), da un testo questa volta di Eduardo.
Si cimenta anche nel filone “cappa e spada” non rinunciando alla sua verve comica in A fil di spada ('52), ma anche con maestria spettacolare in Annibale ('59) codiretto con Edgar Ulmer. Nel suo ultimo film I quattro moschettieri ('63) , coprodotto da Italia-Francia, prova una lettura parodica di Dumas dai toni farseschi ma con risultati al di sotto delle aspettative, visto il cast a disposizione: Macario, Aldo Fabrizi, Nino Taranto e Peppino De Filippo.