Sei in:  Visite culturali / Le Storie del cinema / Leopoldo Fregoli
Leopoldo Fregoli
(Roma 1867-Viareggio 1936)
Pioniere del cinema, attore e trasformista

Inizia la sua carriera nel 1889 quando, volontario in Eritrea, recitò al circolo militare di Massaua come macchiettista e illusionista, ivi iniziando la sua carriera di trasformista. In Italia prima e a Parigi poi, acquistò grande fama per la sua eccezionale facoltà di mutare fulmineamente oltre all'abito anche la personalità. La sua figura è assai rilevante per la storia del nostro cinema. Se l'importanza di Filoteo Alberini in Italia può a ragione essere considerata pari a quella dei Lumière in Francia, sia per l'invenzione del kinetografo nel 1895 che per l'intraprendenza produttiva con la fondazione della Cines, allo stesso modo Fregoli in virtù dei suoi spettacoli fantasmagorici e illusionistici è a tutti gli effetti il George Méliès del nostro cinema.

Verso la fine dell' 800 negli spettacoli teatrali del grande trasformista viene rappresentato il “Fregoligraph”, una variazione cinematografica sul tema delle sue straordinarie capacità di metamorfosi scenica. Fregoli acquista l'apparecchio dai fratelli Lumière per accentuare in maniera parossistica i suoi poteri illusionistici, in maniera del tutto analoga agli esperimenti tenuti oltralpe dal mago Méliès basati sugli effetti spettacolari della macchina da presa che amplificano la sua esperienza di prestidigitatore.

Dal 1899 Fregoli inizia una costante attività cinematografica, che produce una lunga serie di titoli composti da brevi pantomime nelle quali Fregoli, protagonista assoluto, mette in mostra le sue ormai leggendarie facoltà trasformistiche: Fregoli al ristorante, Fregoli dietro le quinte, Fregoli al caffè. Rispetto alle produzioni di Méliès, con le quali hanno in comune la voglia di meravigliare, di stupire lo spettatore, Fregoli dimostra una minor consapevolezza delle potenzialità del mezzo cinematografico, confidando maggiormente nei suoi strabilianti trucchi e nei mezzi espressivi del corpo. Verso il 1920, ritiratosi dalle scene, si stabilì a Viareggio dove scrisse: Fregoli raccontato da Fregoli (1936).