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Giulio Magni
(Velletri 1859 – 1930)
Architetto

L’architetto Giulio Magni, figlio di Basilio, noto storico dell’arte, e nipote di Valadier, fu un personaggio inquieto e problematico, che partecipò alla fondazione dell’Associazione Artistica fra i Cultori di Architettura manifestando, fin dall’inizio della sua carriera, l’esigenza di creare dei rapporti dialettici con i colleghi. Convinto che la sua fosse un’epoca di transizione e di discussione nella quale era importante cercare di gettare un seme che poi avrebbe germogliato dando vita ad una nuova architettura, si sforzò di conciliare la tradizione costruttiva romana con i gusti dell’epoca moderna, senza copiare le forme antiche ma adattandole alle nuove esigenze. Per questo sosteneva l’uso di nuovi materiali per le costruzioni moderne e si pronunciò sempre a favore della scienza come sostegno all’evoluzione delle arti. Ugualmente si interessò al problema della formazione delle nuove generazioni di professionisti, intervenendo nel dibattito sulla nascente facoltà di architettura e insegnando presso l’Istituto di Belle Arti di Roma.

Dopo un lungo periodo nel quale svolse la sua attività professionale in Romania, nella quale familiarizzò con l’uso del ferro e del linguaggio liberty, Giulio Magni tornò definitivamente a Roma nel 1905. Dopo alcune esercitazioni con il tema del villino, fra cui il Villino Marignoli (1907), in laterizio e travertino, all’inizio di Via Po, partecipò ai concorsi pubblici che si svolgevano in quegli anni nella Capitale. Gli fu affidato l’incarico della costruzione del Ministero della Marina (1911), attraverso il quale Giulio Magni si pose in aperta polemica sia con la posizione che Cesare Bazzani aveva assunto per il Ministero della Pubblica Istruzione, sia con il progetto di Pio Piacentini per quello di Grazia e Giustizia. In sostanza, la decorazione, nell’edificio della Marina, nasce dalla stessa struttura architettonica dell’edificio, a cui rimane spontaneamente ed intimamente legata. Lo stile liberty viene combinato ad un ordine classico antico, molto semplice nelle modanature, dando vita ad uno stile severo e moderno. Gli elementi classici sono adattati alle esigenze funzionali, originando ampi ordini, suddivisi poi in ordini minori, che ripartiscono la facciata come avveniva nel Cinquecento ma con una ricchezza e varietà di scomparti che permette le ampie superfici finestrate necessarie agli uffici moderni.

L’architetto progettò e diresse i lavori della basilica Santa Maria Regina Pacis di Ostia (1916), dove con un gioco di volumi e di masse e con l’uso sapiente della pietra da taglio e della cortina in mattoni che lascia leggere l’impianto costruttivo dell’edificio, ottenne l’immagine di un tempio classico e moderno insieme. Si occupò, inoltre, della realizzazione di un nucleo di case popolari a Testaccio (1903-14). La sua collezione di disegni è conservata presso l’Accademia di San Luca.