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Antonio Sarti
(Budrio 1797 – Roma 1880)
Architetto

La tomba di Antonio Sarti è una delle prime concessioni gratuite che la Municipalità di Roma concesse, all’interno del cimitero del Campo Verano, alle personalità illustri della propria città. Antonio Sarti è noto soprattutto per aver donato nel 1877, al Comune di Roma, la propria preziosa raccolta di libri, testimonianza dei suoi molteplici interessi artistici e della sua passione per la ricerca. Il corpus dei volumi, affidato dall’architetto all’Accademia di San Luca, di cui fu anche presidente, perché ne garantisse la tutela, comprende testi a stampa e manoscritti riguardanti l’arte, l’architettura, l’archeologia, le vite di uomini illustri, la storia italiana e un prezioso album di incisioni in cui l’architetto riportò gli interni di diverse basiliche romane.
Come architetto, Sarti fu artefice del completamento, rigidamente neoclassico, della facciata posteriore di Palazzo Grazioli, fra il 1863 e il 1874. Realizzò, inoltre, negli anni 1840-43, per volontà di Alessandro Torlonia, l’altare maggiore della chiesa del Gesù, sempre in forme neoclassiche, reputate più adatte allo spirito della pianta cinquecentesca di quanto non lo fossero le stupefacenti decorazioni barocche. Nella realizzazione di quest’opera, che era rimasta incompiuta per un lungo periodo, dovuto alla temporanea soppressione della Compagnia di Gesù (1773-1814), Antonio Sarti fece un uso abbondante di marmi rari e pregiati, riutilizzando anche, come gli fu imposto, quattro colonne di giallo antico presenti nel vecchio altare. Sostituì la pregiata pala d’altare di Gerolamo Muziano con un’altra di identico soggetto, la Circoncisione, di Alessandro Capalti, e distrusse il monumento funebre di San Roberto Bellarmino, opera di collaborazione fra Pietro e Gian Lorenzo Bernini, di cui riutilizzò solo il busto. Nel 1842 l’architetto si occupò dei lavori di abbellimento di Palazzo Munez-Torlonia a via dei Condotti, in cui installò anche la fontana-sarcofago con trabeazione, demolendo parte degli edifici circostanti.
La sua opera più importante, nella Capitale, fu però senza dubbio la costruzione, nel 1865, della nuova manifattura dei tabacchi, in piazza Mastai, voluta da papa Pio IX. L’edificio, che doveva essere in grado di ospitare tutte le fasi della lavorazione, fu realizzato in forme neoclassiche dall’architetto, che impostò una facciata con timpano, otto semicolonne e basamento a bugnato, ma non trovò l’approvazione del papa committente, che criticò, ad esempio, le dimensioni della porta di ingresso, giudicata troppo piccola rispetto al resto.
Antonio Sarti è anche autore della fontana che si trova al centro della piazza, realizzata, invece, su progetto dell’architetto Andrea Busiri-Vici nel 1863. Per quanto riguarda l’architettura religiosa, l’architetto bolognese si occupò del rimaneggiamento di Santa Trinità dei Pellegrini a via Capo di Ferro, nel 1853, e del completamento, insieme a Pietro Camporese del Palazzo degli Stabilimenti Spagnoli (1848-62), dopo l’unificazione delle due chiese spagnole a Roma, San Giacomo degli Spagnoli e Santa Maria di Monserrato.
Sua è anche, fuori Roma, la chiesa del Santissimo Salvatore a Terracina, costruita fra il 1830 e il 1845, in una commistione di elementi neoclassici e neopalladiani.