Sei in:  Visite culturali / La città del Verano / Serbatoio dell’Acqua Marcia
Serbatoio dell’Acqua Marcia
(Gioacchino Ersoch)

Autore dell’opera è l’ingegnere architetto di origine svizzera Gioacchino Ersoch (Cantore di Lucerna, 1815 – Roma, 1902), allievo del Valadier, che ricoprì un ruolo dirigenziale nella divisione Edilizia e Architettura del Comune di Roma. Nel cimitero del Verano, si occupò della sistemazione idrica della zona monumentale, progettando, a partire dal 1880, oltre agli ampliamenti del Camposanto, con la previsione dei Cimiteri Israelitico e Acattolico, anche il serbatoio dell’acqua. In questo caso si ispirò alle forme e ai materiali della tradizione romana, impaginando i due livelli della torre circolare in peperino grigio a blocchi squadrati e cortina di mattoni rossi e impiegando, per il sistema decorativo della fascia terminale, il tufo giallo in blocchetti diagonali. L’apparente coerenza con le tecniche costruttive romane è smentita dall’uso “sgrammaticato” degli elementi, che porta l’architetto a far prevalere la necessità estetica sulla logica costruttiva, ponendo, ad esempio, il paramento inclinato ad imitazione dell’opus reticolatum alla sommità dell’edificio piuttosto che alla base della muratura. Il carattere di architettura fortificata dell’edificio, legato anche alla forma a fessura strombata delle alte finestre, è contraddetta dall’uso di elementi decorativi come le cornici su mensole in peperino alla sommità delle aperture, che avvicinano piuttosto l’edificio al linguaggio eclettico, tipico di molte opere del Piazzale Circolare.
L’architetto si era già occupato, nella Capitale, di opere legate alle necessità di approvvigionamento idrico. In seguito a una delibera comunale del 13 Dicembre 1871 che stabiliva la necessità di restaurare e valorizzare la Passeggiata del Pincio, vero e proprio Giardino di Roma Capitale, Gioacchino Ersoch era stato incaricato, infatti, della stesura di un piano generale per la sistemazione dell’area, che richiedeva anche la realizzazione di un serbatoio per il miglioramento della distribuzione dell’acqua Marcia a tutto il giardino. L’architetto si avvalse della collaborazione del sacerdote domenicano scienziato Giovan Battista Embriaco per l’ ideazione di una complessa opera idraulica basata su un orologio ad acqua integrato in una fontana, che lo mostra e lo protegge allo stesso tempo. La forma della riserva d’acqua, costruita come un vero e proprio laghetto, da cui l’orologio emerge come una torretta di legno sono ispirate a motivi naturalistici e realizzate in ghisa.Nello stesso periodo, Gioacchino Ersoch produsse un progetto per il Monumento a Vittorio Emanuele II, alternativo a quello di Giuseppe Sacconi che vincerà il Concorso e sarà realizzato a partire dal 1887, e uno per la sede del Parlamento, affidata invece a Ernesto Basile nei primi anni del Novecento.Nella città di Roma, l’architetto fu concretamente impegnato nella ristrutturazione del Teatro Argentina (1887-88) e nella progettazione e realizzazione del mattatoio di Testaccio (1888-1991).
Nel primo caso l’architetto intervenne sulla struttura già restaurata da Pietro Camporese il Giovane e Nicola Carnevale inserendo i palchi nella muratura esistente e la decorazione in cartapesta dorata. Il teatro fu sottoposto, nel tempo, a numerosi lavori di restauro che ne distrussero, in parte, i caratteri fondamentali. I recenti interventi di adeguamento alle nuove norme di sicurezza hanno invece cercato di ricostruire l'interno della sala del Teatro di Roma come appariva alla fine dell'Ottocento dopo il restauro dell'architetto comunale Gioacchino Ersoch.
Per il macello della zona portuense, invece, l’architetto adottò un linguaggio moderno e razionale, ben adatto a rispondere alle esigenze di praticità e semplicità legate all’uso industriale dell’edificio. I due padiglioni di cui è composto l’edificio, uno destinato effettivamente alla macellazione, l’altro al mercato, uniscono una innovativa struttura in ferro e ghisa alla cortina in laterizio e stucchi derivata dalla tradizione, assicurando all’edificio un forte carattere monumentale, oltre alla rispondenza precisa alle necessità funzionali che lo porterà ad essere ammirato come esempio in tutta Europa.L’architetto è sepolto al Verano al riquadro 70 del Pincetto Nuovo, sul lato esterno del viale circolare.